Nella Luna del ghiaccio nelle tende giunse la notizia di un orribile massacro, compiuto dai soldati sulla riva del Sand Creek, nel campo di Pentola Nera, capo dei Cheyenne delle terre meridionali.
Accadde nella Luna degli alberi scoppiettanti.
I soldati attaccarono il campo uccidendo a freddo chiunque incontrassero, donne, bambini, anziani.
Antilope Bianca, un anziano capo di settantacinque anni pensò che potesse parlare con quegli uomini.
“Fermi … fermi”, implorò disarmato e a mani alzate. Ucciso anche lui e il suo cadavere fu mutilato e privato degli organi sessuali.
Un particolare del racconto rivelò a Chumani l’orrore.
In tanti, compresi donne e bambini, erano morti nonostante si fossero rifugiati sotto la bandiera americana che svettava sul tepee di Pentola Nera.
Una bandiera enorme, la bandiera degli Stati Uniti d’America con le sue trentaquattro luminosissime stelle bianche, tante quanti erano gli stati americani. Una bella bandiera che usavano le guarnigioni militari. Il colonnello A.B. Greenwood, Commissario agli Affari Indiani, la regalò a Pentola Nera quando il capo Cheyenne andò alla grande Casa del Padre Bianco per incontrare il presidente Lincoln.
Il colonnello disse a Pentola Nera che nessun soldato avrebbe mai sparato a chi si fosse trovato sotto quella bandiera. Pentola Nera la issava orgoglioso sopra il suo tepee ogni volta che la sua gente si accampava da qualche parte.
La notte del massacro i soldati arrivarono a cinquanta metri dal tepee di Pentola Nera. La bandiera era perfettamente visibile, come lo era anche la bandiera bianca. Donne e bambini si rifugiarono a frotte sotto la bandiera, in cerca di protezione. A decine caddero sotto il piombo dei soldati.
In quella notte di follia furono uccisi all’incirca 133 indiani Cheyenne e Arapaho, dei quali 105 donne e bambini e 28 uomini, compresi gli anziani, e molti furono i feriti. I corpi degli uccisi erano sparsi ovunque e tutti scotennati e mutilati; la bandiera era rimasta intatta e sventolava nella notte, issata sul tepee di Pentola Nera
Chumani seppe che i soldati avevano strappato i bambini e anche i neonati dalle braccia delle mamme e poi uccisi gli uni e le altre. Cinque donne che si erano mostrate ai soldati a braccia alzate furono abbattute a fucilate. Un gruppo di trenta donne che si erano riparate dietro un anfratto fecero uscire un bambino con una bandiera bianca attaccata a un bastone, mai avrebbero pensato che potessero sparargli. Prima falciarono il bambino, poi uccisero tutte le donne.
Poi, a Chumani venne raccontato qualcosa a lei del tutto sconosciuto.
“Li hanno scotennati”, riferì la voce narrante.
Chumani non capiva, sembrava qualcosa di orripilante e mostruoso, ma per lei davvero poco chiaro.
Gli erano stati tolti i capelli, spiegarono.
Ma, li avevano tolti con tutta la cotenna i capelli, come si faceva con i maiali, ma questo a Chumani non lo dissero. A lei furono risparmiati altri particolari, la sua età le dava diritto a una residua dose di protezione dall’orrore. Non seppe delle orrende mutilazioni sui corpi degli indiani: gli scalpi attaccati alle cinture dei soldati, gli organi sessuali di uomini e donne asportati dai corpi dei morti, usati come borse per il tabacco, o come ornamenti sui cappelli.
Ora Chumani sapeva, fin dove e cosa possano fare i bianchi, sembrava impossibile che fosse successo. Tutto intorno a lei era disgustoso e impossibile da recepire.
I bianchi avevano instillato il terrore nel corpo e nella mente; non era più solo odio, erano vissuti come un pericolo mortale.
Parole nuove circolavano nella mia mente: scotennamento, massacro. Quando Chumani le pensava vedeva il buio. Cercava non solo la luce ma qualcosa che salvasse lei e il suo popolo.
Brano musicale
Fabrizio De Andrè Fiume Sand Creek
