Chumani viveva ancora il tempo dei giochi e i bianchi sembravano lontani dalla vita sua e del suo popolo. Era davvero così?
Formalmente vero, sostanzialmente inesatto. Non c’erano state guerre fra gli Oglala e i soldati, ma le guerre scatenate dei bianchi avevano coinvolto altri popoli Lakota, in particolare i Sicangu1[1], e le cui conseguenze sarebbero ben presto ricadute sugli altri popoli Sioux, compresi gli Oglala
Quando tutto iniziò sembrò un poco buffo, per trasformarsi subito dopo in tragedia.
I bianchi trovavano quei territori privi, per loro, di qualsiasi attrattiva, gli interessava poter circolare liberamente e spettava all’esercito rendere la cosa possibile. I soldati portarono a Fort Laramie il primo capo indiano che trovarono per fargli firmare il trattato di pace, come lo chiamavano loro. Orso che Conquista, un capo dei Sicangu, toccò la penna, a nome (secondo i bianchi) di tutte le tribù Sioux, ornando con una bella croce, quell’importante pezzo di carta.
Quello di Fort Laramie, siglato nel 1851 fu il padre di tutti i trattati. Garantiva “il possesso della prateria agli Indiani che già ci vivono, fin quando l’erba crescerà e l’acqua scorrerà”, ossia per sempre. Inoltre, il trattato stabiliva che agli Indiani sarebbero spettati cinquantamila dollari all’anno e il rifornimento costante di coperte, indumenti, cibo e generi vari. In cambio gli Indiani dovevano concedere il libero transito dei pionieri bianchi lungo la strada dell’Oregon.
Chumani aveva due anni e l’avvenire sembrava radioso.
Ci vollero appena tre anni affinché il padre di tutti i trattati divenisse il legittimo genitore di tutte le bugie e imposture che i bianchi avrebbero seminato a piene mani negli anni a venire. Il trattato del 1851 non risparmiò infatti ai Sicangu la guerra contro i bianchi. Il conflitto esplose a causa di una vacca tutta pelle e ossa, mezza morta di fame. La povera bestia, sfuggita al controllo del suo padrone mormone era piombata, improvvisa e inattesa nel villaggio di Orso che Conquista. L’intrusa finì cucinata nel pentolone, risultò anche immangiabile, essendo la carne più dura delle pietre. Per lavare l’affronto e arrestare gli uccisori della vacca da Fort Laramie partì una pattuglia di ventotto soldati e un interprete, agli ordini del tenente Grattan. La storia finì male, con l’uccisione di Orso che Conquista, una decina di indiani e tutti i soldati, compresi comandante e interprete.
La risposta dell’esercito la portò il colonnello Harney nel mese di settembre del 1855, con milletrecento soldati e l’abituale seguito di cannoni e armi pesanti.
I tre capi dei Sicangu, fra i quali Coda Macchiata che sarebbe divenuto famoso negli anni a seguire, andarono a parlamentare con il capo di quell’imponente armata; senza successo. I tre furono prima feriti e successivamente imprigionati, forse per la grave colpa di non essere morti dopo essere stati accolti senza motivo dalle fucilate dei soldati.
Morirono centosettanta Sioux Brulè quel giorno e i loro corpi, compresi quelli di donne e bambini, in gran parte mutilati e squartati. Sarebbero stati quei corpi a raccontare e ricordare la terrificante strage avvenuta nel loro popolo.
Aveva sei anni Chumani, non lo sapeva ancora ma i bianchi e gli incubi da essi generati stavano già inquinando la sua vita. Non erano così lontani i Sicangu da non poter influenzare il destino della sua gente.
Le condizioni che imponevano cessione di territorio e sovranità riguardavano tutti gli indiani della prateria, compresi gli Oglala.
La strada dell’Oregon cominciò a riempirsi di carrette e famiglie dei pionieri. Iniziò l’invasione e sparirono i bisonti. La fame impose agli Oglala di cercarli altrove. Li trovarono ai piedi dei monti Bighorn e fu l’ennesima guerra, quella volta contro i tenaci e orgogliosi Arapaho, gli occupanti delle terre dove correvano liberi i bisonti.
Di quelle vittoriose battaglie si narrarono le gesta e il valore di Riccetto, un giovanissimo guerriero Oglala che ben presto sarebbe passato alla storia con il nome di Cavallo Pazzo.
[1] Molto più noti come i Sioux Brulè

Bob Dylan – Hard rain a gonna fall (live)